La sicurezza del software non è mai stata tanto critica come oggi.
Ogni applicazione, servizio cloud o sistema non protetto apre una porta, spesso invisibile, a reati informatici, furti di dati e blocchi che minacciano continuità e reputazione del business. Essere proattivi—anziché reattivi—fa la differenza tra superare indenni un attacco e subire danni spesso irreparabili.
Per decenni, la sicurezza aziendale ha lavorato con una filosofia del "castello e fossato": blindare il perimetro esterno (il firewall) e fidarsi implicitamente di tutto ciò che è al suo interno. Una volta che un utente o un dispositivo superava il fossato, otteneva libero accesso a gran parte del network.
Oggi, questa architettura è obsoleta e pericolosa. Con il lavoro da remoto, l'adozione massiva del cloud e l'uso di dispositivi personali (BYOD), il "perimetro" aziendale è virtualmente scomparso. La minaccia può provenire da un'e-mail di phishing cliccata da casa, da un'app cloud vulnerabile o, peggio, da un dipendente malintenzionato.
È in questo scenario che emerge la Zero Trust Security (ZTS), il nuovo paradigma che ridefinisce completamente la difesa: non ci si fida di nessuno, mai, a prescindere da dove si connetta. Questo non è un semplice prodotto, ma una filosofia di sicurezza indispensabile per la Business Continuity moderna.
14 ottobre 2025 è la data che segna la fine del supporto ufficiale di Windows 10.
Per molte aziende, questa scadenza genera domande cruciali: cosa succede davvero? Possiamo ancora rimandare? La risposta è che, sebbene esista una temporanea valvola di sicurezza, il rischio operativo e strategico è già una realtà.
L'aggiornamento a Windows 11 non è più un'opzione per l'innovazione, ma un passaggio obbligato per la conformità e la sicurezza a lungo termine. È fondamentale comprendere i costi della non-azione e la natura della protezione residua offerta da Microsoft.
Nel mondo digitale di oggi, il tempo è letteralmente denaro. Per le PMI che operano con gestionali cloud, centralini VoIP e strumenti di collaborazione online, un’ora di inattività (downtime) non è solo un inconveniente: è un costo vivo che erode profitti, paralizza la produttività e, nei casi più critici, mina la fiducia del cliente.
Molti imprenditori conoscono la spesa mensile per la connettività, ma ignorano il costo reale di una sua interruzione. L'obiettivo non è più avere una connessione veloce, ma una Business Continuity totale. Ed è qui che entrano in gioco due concetti che trasformano la tua infrastruttura da passiva a proattiva: il Failover e il Bilanciamento della Connettività.
Nel mondo business di oggi, il cloud non è più una scelta, ma la base di ogni strategia di crescita.
Le aziende si spostano sul cloud per la flessibilità, la scalabilità e la riduzione dei costi operativi. Tuttavia, in questa transizione, un aspetto cruciale viene spesso sottovalutato: la sicurezza delle applicazioni cloud.
Non è un problema che scompare una volta che i dati sono "lassù". Anzi, si trasforma, richiedendo un approccio mirato e consapevole.
Molte aziende credono che la sicurezza sia un compito del provider del servizio (come Microsoft o Amazon), ma la verità è che si tratta di una responsabilità condivisa. E l’anello più debole della catena è spesso proprio la sicurezza delle applicazioni e dei dati che l'azienda gestisce.
