L’email è ancora oggi il principale vettore di attacco informatico, soprattutto per le PMI.
E non si tratta solo di virus o spam: i messaggi di phishing sono sempre più raffinati, personalizzati e… pericolosi.
Basta un clic sbagliato per causare danni gravi: furto di credenziali, accessi non autorizzati, cifratura dei dati (ransomware), violazioni GDPR.
Ecco perché è fondamentale sapere cosa guardare, come reagire e come proteggere la posta elettronica aziendale.
5 segnali da non ignorare per capire se è ora di un upgrade
Molte aziende si affidano ancora a una struttura IT vecchia di anni, convinte che “finché funziona, va bene così”.
Ma quando iniziano i rallentamenti, i blocchi o le continue richieste di supporto… il problema è già presente, e spesso è strutturale.
Non servono guasti o emergenze per agire.
Ci sono segnali chiari — spesso ignorati — che indicano che è tempo di aggiornare la propria infrastruttura.
Molte aziende sono convinte di avere un backup “affidabile”.
Poi succede qualcosa — un attacco ransomware, un errore umano, un guasto hardware — e scoprono che quella copia non esiste più.
Oppure c’è… ma non funziona.
Il backup, se non è parte di una strategia ben pensata, è solo un’illusione di sicurezza.
La buona notizia? C’è un metodo semplice per proteggersi davvero: si chiama regola 3-2-1.
Nel panorama lavorativo moderno, la flessibilità è diventata una necessità.
Smart working, mobilità, digitalizzazione dei processi: in questo contesto, sempre più aziende adottano politiche di BYOD (Bring Your Own Device), ovvero permettono ai dipendenti di utilizzare dispositivi personali – smartphone, tablet, notebook – per accedere a sistemi, applicativi e dati aziendali.
Una scelta che comporta vantaggi evidenti, ma anche rischi significativi, soprattutto in termini di sicurezza informatica, gestione del rischio e conformità normativa.
Un attacco ransomware, un guasto hardware, un errore umano o un blackout improvviso. Basta poco per mandare in crisi un’intera infrastruttura IT e compromettere dati, operatività e fiducia dei clienti.
Per questo ogni azienda, indipendentemente dalla dimensione, dovrebbe avere un piano di Disaster Recovery (DR) ben strutturato.
Non è un’opzione: è una garanzia di continuità.
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